Monia Berghella
Giancarlo Cerini ha rappresentato anche per me un punto di riferimento per tutti gli anni della mia carriera scolastica. Agli incontri dove lui era presente non si ascoltava semplicemente …Cerini, dopo (o prima) le plenarie, chiamava a discutere dei problemi attorno a piccoli tavoli… approfondiva con chi riteneva avesse “le mani in pasta”. Mi è capitato di partecipare ad alcuni di questi tavoli (sulla formazione dei docenti, sulla valutazione, sul Sistema nazionale di valutazione, sul RAV…). Cerini era grande, era alto e volava alto, “curvandosi” a studiare le piccole cose, cogliendo in ognuno un concetto, una parola, che lui sapeva trasformare in progetto, in visione, in dieci punti, in metafore! Stargli accanto mi emozionava, mi imbarazzava, mi lusingava enormemente. Ho sempre invidiato chi ha avuto la fortuna di lavorare al suo fianco, quelli che scrivevano per lui tutte le settimane, i suoi più stretti collaboratori.
Ogni singolo (prezioso!) incontro con Giancarlo Cerini è stato per me un momento di crescita, di trasformazione, di speranza per una scuola migliore… e Cerini aveva la capacità di farti sentire parte di quel miglioramento.
Mi invitò a scrivere su “La Rivista dell’Istruzione” n. 6/2011 l’articolo “La costruzione di comunità di pratiche negli istituti comprensivi”, a seguito della mia partecipazione al Master in management dell’autonomia, dove era relatore della mia tesi. Cerini mi propose di scrivere questo articolo a partire da una mia frase che gli piacque: “la formazione è la linfa del processo di insegnamento-apprendimento”.
Anche sulla meravigliosa rivista “Scuola 7- la settimana scolastica”scrissi per lui l’articolo “La formazione in servizio nel contratto… Stop? No, avanti adagio” -19 febbraio 2018 n.78 Tecnodid Editrice. Tutto partì a conclusione di un incontro dedicato al Portfolio del Dirigente scolastico, nel quale mi trovai ad esprimere il mio rammarico per il nuovo CCNL che non recepiva la formazione obbligatoria per i docenti, raccontando la fatica delle formazioni volontarie… “uscire dal caldo tepore domestico nei pomeriggi piovosi d’inverno, per tornare tra i banchi vuoti delle aule a discutere, per esempio, se ha senso il gerundio nei problemi di matematica – a termosifoni spenti!”
Nel 2014 Cerini partecipò ad un piccolo tavolo di lavoro su invito del DS Manganaro, stavamo lavorando ai curricoli verticali e ci “inventammo” un “Manifesto di quartiere” per interpretare la suggestiva idea di un “comprensivo di territorio”, come un campus con aule didattiche sparse sul quartiere, volte alla individuazione degli elementi e alla messa in comune delle strategie finalizzate alla realizzazione della personalità dello studente in uscita in tutte le sue dimensioni, così come previsto nel profilo delle competenze al termine del primo ciclo d’istruzione. (La collaborazione tra i quattro Istituti Comprensivi era iniziata nell’A.S. 2012/13 attraverso il coordinamento delle singole commissioni di lavoro, un percorso di formazione comune degli insegnanti e la redazione del Manifesto d’Intenti di quartiere). Questa prima collaborazione, di cui Cerini fu il padrino, fruttò i successivi progetti di rete “La didattica che vorrei” e “Imparare come vorrei”.
Questo (anche…) è stato Cerini: ingegnere-carpentiere-costruttore di reti, di comunità, di vision, di Scuola. A lui, maestro dell’uso del tempo, dell’attesa e della tempestività, sono debitrice: gli devo ancora quelle idee di scuola che sono rimaste “in cantiere”, che non ho saputo